Oggi è un giorno importante, anche se fuori piove e fa freddo. Inauguriamo la nostra nuovissima e variegata schiera di collaboratori esterni da cui prenderemo spunto e grazie ai quali vi proporremo sempre contenuti nuovi, alternando argomenti e temi trattati.
Oggi parliamo di una delle serie più iconiche del genere JRPG nel mondo dei videogiochi: DRAGON QUEST.
Nel mercato occidentale conosciuto come Dragon Warrior, la serie nasce nel lontano 1985 dalle sapienti mani del maestro Yūji Horii, collaboratore di Chrono Trigger, ma soprattutto (molti non lo sanno), creatore di Portopia Renzoku Satsujin Jiken un videogioco che ispirò addirittura una personcina dal poco valore come Hideo Kojima (maestro). La saga vanta anche collaborazioni che non hanno bisogno di presentazioni, una di queste è l'amatissimo Akira Toriyama (del quale non citeremo la sua opera principale perché non vogliamo insultare la vostra intelligenza).
Dragon Quest è una sorta di catalizzatore, mette le basi ed ha influenzato, e lo fa ancora adesso, su tutti i titoli che appartengono al suo genere: da Final Fantasy in giù. Tutti gli episodi hanno un minimo comune denominatore: l'ambientazione. Questi ci vengono raccontati in un mondo, cosiddetto, high fantasy che è un particolare sottocategoria della narrativa fantasy, caratterizzato dall'epicità di un mondo, alternativo a quello terrestre, pervaso dalla componente magica che è centrale; un mondo in cui è presente il conflitto eterno tra le forze del bene e quelle del male. Volete degli esempi? Il signore degli Anelli e Le cronache di Narnia pensiamo che bastino a rendere l'idea. I capitoli di Dragon Quest ripercorrono letteralmente più di TRENTA anni di videogiochi (1986 anno in cui venne rilasciato il primo capitolo della saga in Oriente) e toccano quasi tutte le console videoludiche dal Nintendo per passare alla Super Nintendo, e ancora Play Station 1, 2 e 4, ma anche Nintendo DS e WII.
E' necessario porre l'accento sulla modalità di gioco che, come abbiamo anticipato, è un
tratto caratterizzante, ma soprattutto ispirante di tutto il mondo degli JRPG che verranno.
Il giocatore non controlla un singolo personaggio ma un vero e proprio party con la possibilità di gestire i singoli aspetti di ciascun componente (upgradare le sue armi, comprargli oggetti). I mostri con cui ci scontreremo non sono mostrati nel mondo di gioco che verrà mostrato nei primi capitoli in visuale isometrica, ma ci attaccheranno attraverso un sistema RNG. Quando questi si scaglieranno contro di noi la visuale da panoramica passerò a soggettiva, ogni personaggio avrà un proprio menù testuale con il quale potremo decidere se attaccare i mostri, oppure utilizzare abilità od oggetti.
Da questo sistema di combattimento e di mondo di gioco sembra, però, discostarsi il nuovo capitolo annunciato (Dragon Quest XII) che sembra introdurre la componente action nel sistema di combattimento, ed inoltre dovrebbe spostarsi in un'ambientazione molto più Dark rispetto a tutti i capitoli precedenti. Quest'ultime due grandi novità per la saga.
Ma andiamo al punto focale di questo articolo che sta diventando un poema, ma siamo speranzosi che vogliate scusarci dato l'argomento che meriterebbe pagine e pagine.
Dragon Quest V è stato rilasciato nel 1992, il primo sulla piattaforma Super Nintendo, nel mercato nipponico ed è stato distribuito in occidente con l'appellativo Dragon Quest V: La sposa del destino.
E' considerato da moltissimi uno dei migliori capitoli della saga e ha avuto una notevole risposta, sia dalla critica ma anche nelle vendite, tale da generare, addirittura due remake: uno per Play Station 2 nel 2004 e uno per Nintendo DS nel 2008.
La trama segue in tre atti la vita del protagonista dalla sua adolescenza per passare all'età adulta ed infine alla vita coniugale. E' un viaggio che percorreremo al fianco di nostro padre alla scoperta del mondo e del segreto che si cela nella storia della nostra famiglia.
La componente videoludica si arricchisce e fa scuola con la possibilità non solo di affrontare epici combattimenti ma, di poter catturare i mostri che sconfiggi, aumentare il loro livello, modificare il loro equipaggiamento e farli combattere al tuo fianco. Indovinate chi ha copiato questa meccanica? Un indizio: Gotta catch 'em all.
Inoltre, forse perché sopratutto negli anni 90 i prodotti videoludici erano indirizzati ad un pubblico giovanissimo, certi temi rimanevano un clisché su cui gli autori facevano lo slalom gigante. Dragon Quest V rompe questo muro con tutte le barriere dei preconcetti e introduce il topic della maternità. Primo in assoluto, Pioniere.
Il gioco è stato anche oggetto di riadattamento cinematografico nel film in CG Dragon Quest: Your Story. Presentato in pompa magna in oriente nel grande schermo e recuperabile nei nostri piccoli schermi sulla piattaforma Netflix. La pellicola non ha sortito lo stesso effetto del videogame. Non ha avuto incassi esorbitanti e sono stati oggetto di critiche lo stile grafico, lontano dalle opere di Akira Torjama, ma anche il cast di doppiatori e perfino la scena finale, del quale non faremo spoiler perché vi vogliamo bene.
La musa di questo articolo, è Russellchry uno dei nostri collaboratori che nel suo ultimo post mette in bella mostra un oggettino che per gli amanti della saga in questione è musthave. Si tratta di una copia originale giapponese di Dragon Quest V. Andate a lasciargli un follow se avete piacere, ma soprattutto che questo articolo sia un occasione per recuperale una pietra miliare del mondo videoludico.
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